CENNI STORICI: I VECCHI SISTEMI
Le prime notizie del pavimento riscaldato, risalgono a circa duemila anni fa quando gli architetti di quel tempo, inventarono il riscaldamento ad “IPOCAUSTO”, dal greco “Riscaldamento dal basso“: fumo ed aria calda provenienti da un focolare adiacente all’edificio, attraversando appositi canali sotterranei costruiti sotto un pavimento rialzato riscaldavano i pavimenti soprastanti.
Anche nell’antica Roma, oltre a riscaldare l’aria in appositi locali caldaia, veniva utilizzato il sistema con l’energia geotermica, per riscaldare i grandi ambienti e le Terme predilette dai Romani.
PAVIMENTI RADIANTI METALLICI
Tubo metallico corroso
Molto prima della nascita dei nuovi sistemi di pavimenti radianti (pavimento riscaldato) DeltaBest, si diffusero negli anni ’60 i primi impianti realizzati con tubi metallici che, soprannominati genericamente pannelli radianti, venivano posati quasi sempre nel mezzo delle solette nel mezzo dei ferri dei travetti tra un blocco e l’altro oppure sopra di esse senza alcun isolante. I tubi metallici erano generalmente posti ad una distanza di 50 cm tra uno e l’altro e lo stesso circuito passava sotto diversi ambienti per cui non vi era la possibilità di regolare in modo indipendente ogni stanza.
Con il tempo, inoltre i tubi metallici, sia di acciaio che di rame, si bucavano per corrosione o per fenomeni di elettrolisi.
Avendo uno scarsa superficie di contatto con la caldana (2-3 metri lineari di tubo per metro quadrato di pavimento) era l’eccessiva temperatura dell’acqua che caratterizzava questi impianti che raggiungeva persino i 60°C per avere i 20°C interni: i pavimenti erano caratterizzati da una insopportabile striscia bollente ed una meno!
Per cui:
A) gonfiavano i piedi
B) non era possibile regolare in modo indipendente la temperatura delle camere
C) i tubi metallici, patendo le correnti vaganti e l’acqua calcarea, si bucavano e si otturavano
D) non era possibile ottenere un adeguato raffrescamento estivo
PAVIMENTO RADIANTE CON TUBI DI MATERIALE PLASTICO CON ALTRI SISTEMI
L’avvento delle materie plastiche ha risolto parte dei problemi per la maggiore rapidità di posa e per la più facile possibilità di curvare i tubi, ma un impianto di riscaldamento a pavimenti radianti può dare problemi se non è calcolato nel migliore dei modi e se non viene installato con la massima scrupolosità da tecnici specializzati.
Il grosso vantaggio dell’utilizzo dei tubi plastici, fu quello di non avere giunzioni sotto il pavimento e di ridurre notevolmente l’interasse tra tubo e tubo. Comunque sono molti i tubi in materiale plastico utilizzati ed ognuno di questi ha caratteristiche chimico-fisiche diverse. Generalmente la migliore scelta equivale ad un costo un più elevato, ma purtroppo spesso c’è chi posa tubi aventi caratteristiche non appropriate per garantire una lunga durata nel tempo facendo anche abitualmente giunzioni sotto il pavimento.
Per il pavimento radiante (pavimento riscaldato) vengono anche utilizzate diverse materie plastiche quali il polibutilene od il polipropilene che, nel tempo, sono caratterizzati da un improvviso invecchiamento e deperimento che nel grafico di durabilità, presenta una caratteristica di curva a ginocchio. Questo deperimento molecolare inizia già dopo una decina d’anni, fatto che invece non si verifica assolutamente con i tubi di polietilene reticolato a memoria termica e con barriera antiossigeno scelti ed utilizzati per gli impianti DeltaBest della Lovama impianti.
La sola qualità del tubo impiegato, non è sufficiente se un impianto di riscaldamento a pavimenti radianti (riscaldamento a pavimento) non è calcolato nel migliore dei modi e posato con la massima scrupolosità da tecnici specializzati.
Sperimentando negli anni ’70 metodi tedeschi utilizzati tuttora da molte ditte, abbiamo riscontrato molte incongruenze determinate da una eccessiva approssimazione di calcolo e di posa. Ancora oggi, per semplificare i lavori, quasi tutte le altre ditte usano un sistema di calcolo estremamente semplificato e sbrigativo basato su due o tre tipi di interasse fissi come di 10, 20 o 30 cm, per cui la quantità di tubo tra una scelta e l’altra può variare dal doppio alla metà con gravi scompensi termici agli ambienti. Per ancorare i tubi molti utilizzano anche funghetti di polistirolo che limitando considerevolmente la cessione del calore ed obbligano un innalzamento della temperatura dell’acqua provocando gonfiori ai piedi ed uno spreco di energia.
INCONVENIENTI DEI VECCHI SISTEMI
In questo modo il pavimento riscaldato da una parte ha una temperatura più alta e dall’altra una temperatura più bassa di alcuni gradi. Il calore non può quindi essere distribuito in modo uniforme e non può sopperire le esigenze termiche in prossimità delle pareti più fredde come vicino a porte o finestre. Con questo sistema non è possibile realizzare il raffrescamento estivo in quanto sul pavimento si creano insostenibili fenomeni di condensazione.


SISTEMI A PAVIMENTO DELTASOLAR ….continua a leggere